Uncategorized

i misteri delle equazioni quantistiche

La fisica quantistica ci riserva molti misteri non perché in se stessa sia così misteriosa per quanto strani possano essere e sono i suoi concetti più noti come il principio di indeterminazione di Heisenbergl’ovvio principio di esclusione di  di Wolfgang Pauli,l’entaglement quantistico(una follia), gli elettroni capricciosi di  Feynman che entrano ed escono a loro piacere da fenditure uguali; il collasso della funzione d’onda,un concetto semplicissimo che si avvale di un singolare linguaggio medico.Il punto è però che  le equazioni quantistiche risultano incomprensibili perché mancano di “legenda”,termine da non confondere con “leggenda” nel senso di racconto favoloso.Il termine “legenda” invece in latino significa “da leggere”nel senso di”istruzioni per l’uso”. Ebbene il punto è che nella fisica quantistica ,a cominciare però da molto prima cioè da Maxwell queste istruzioni mancano completamente:quando vi trovate di fronte a un’equazione quantistica è come assistere  a una rassegna di caratteri alfabetici  greci di cui non viene assolutamente messo in chiaro  il significato talchè risultano incomprensibili.Inoltre vi si trova un profluvio di elevazioni a potenza,che al solito restano oscure perché i fisici che hanno concepito quelle equazioni non ritengono necessario illustrare i procedimenti che li hanno condotti a concepirle,nella presupposizione che tali procedimenti risultino di per se stessi chiari,mentre invece non è affatto così.Questo fu un atteggiamento tipico di Einstein che della sua celeberrima formulaE=mc2 diede senza fornire spiegazioni due versioni diverse senza spiegare il motivo di cio’.In entrambe abbondano le elevazioni a potenza dal valore oscuro riguardanti la velocità della luce e pertanto entrambe risultano discutibilissime,direi totalmente assurde

perché la velocità dellaluce c=300.000km. /sec.in via di principio non ammette alcuna elevazione di potenza ovviamente perché le elevazioni di potenza danno un valore diverso da c=300.000 km/.sec limite fissato da Abraham Michelson Nel 1897 e poi ratificato da Max Planck tra le sue costanti universali nel 1898,in realtà sia nel primo che nel secondo caso la velocità della luce nel vuoto non è stata misurata sperimentalmente ma fissata a tavolino sulla base del dogma formulato dal del primo dei due scienziati,il quale ritenne che il geniale calcolo  fatto dall’astronomo danese sesecentesco Ole Romer che la fissava in 625.00000 km./sec.andasse rivisto e ricalibrato a 300.000 km./sec.

Infine nel 1983 la Societè des poids et de mensures con sede a Parigi stabilì che quella era appunto la velocità della luce,determinandola così a tavolino. Tornando al punto, se come stabilito da Michelson,da Planck, Einstein, e  dall’organismo internazionale francese la velocità della luce c (da”celeritas”) coincidente con il predetto valore sia uguale in ogni parte dell’universo qualsiasi elevazione a potenza rappresenta un controsenso perché viola il suddetto limite massimo di velocità,pertanto i c2,c4,c8, che s’incontrano qua e là nelle equazioni quantistiche sono delle mere assurdità non importa quali blasoni scientifici possa vantare il loro ideatore.Per concludere noteremo come tanto le teorie degli scienziati sopracitati  quanto quelle dei posteriori scienziati  quantistici sono assolutamente non  verificabili dal punto di vista sperimentale:la velocità della luce nel vuoto non si può misurare per diversi motivi:intanto perché la terra è curva e un raggio di luce se non incontrerà un ostacolo ad es,unamontagna sarà pur sempre fermato dalla curvatura della terra poiché, sempre secondo Einstein il suo moto è rettilineo e non si curva col curvarsi della terra(argomento contrario all’ipotesi einsteiniana che una grande massa eserciti un’attrazione uguale e costante sui fotoni Inoltre in nessun luogo della terra  è presente il vuoto. bisogna pur sempre considerare che lo spazio che ci appare vuoto è popolatodi raggi gamma ovvero protoni,antiprotoni,neutrini,raggi x.Per quanto riguarda il mondo infinitamente piccolo esso  è talmente piccolo che dobbiamo ricorrere alla cosiddetta  lunghezza di Planck,la più piccola misura spaziale convenzionalmente riconosciuta dai fisici,ovvero 10,6^-35 mt,tale  che è impossibile effettuare delle misurazioni che non siano mere illazioni perché non esistono strumenti in grado di misurare qualcosa di così piccolo. Ciò mette a repentaglio perfino la credibilità della fisionomia generale del bosone di Higgs, la “mattonella di Dio” che pure non è la particellapiù piccola,la quale risulta essere il neutrino di cui pure è stata calcolata la massa,calcolata sì ma non  esperita perché cio’ risulta impossibile. In pratica, se non tutta ma la maggior parte della fisica del novecento edel 2.000 fino al nostro tempo ha abiurato il principio di falsificabilità(verificabilità) in origine galileiano e poi ribadito da Karl Popper con una strana terminologia che sembra un invito alla falsificazione dei dati sperimentali.La situazione attuale è che chiunque voglia inventare l’esistenza di una particella che magari rechi il suo nome può farlo tranquillamente contando sula sua ultra piccolezza che ne impedisce la verificabilità sperimentale.In sostanza nel migliore dei casi si tratta di una creatura puramente matematica,nel peggiore una fantasticheria pseudo scientifica come il mio “camaleonte”, particella che ha e non ha massa che ha carica elettrica sia positiva che negativa e che può trasformarsi in un’altra senza problemi.Così ho anch’io la mia particela personale

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *