il bello della filosofia
Il bello della filosofia è non doversi mai inchinare di fronte aall’autorità culturale. Accettare come autorità soltanto il puro ragionamento,respingere come fuorvianti ilcarisma,le ,i titoli accademici, le pubblicazioni su riviste specialistiche prestigiose ogni sorta di “cursus honorum”, il plauso dei piaggiatori,il successo e quant’altro sia estraneo al puro,semplice apollineo, ragionamento analitico e critico a qualunque argomento si applichi:si può passare dalla filosofia stessa, alla politica, all’etica, alle scienze nella loro varietà:ciò che conta è che il ragionamento analitico acquisti la fisionomia di una critica nel senso kantiano della “Critica della ragion pura”,”Critica della ragion pratica”,”Citica del giudizio”,tre critiche,ovvero tre analisi dettagliatissime su altrettanti argomenti completamente diversi:la struttura ontologica della realtà materiale del mondo fisico, fondata sula compresenza nei contesti di cui l’uomo ha esperienza dello spazio e del tempo separati tra loro e non uno spazio-tempo unificato come vogliono Einstein e irelativisti. Ladisamina dei concetti etici e di quello che per noi è ilbello Ebbene sulla scorta di tali principi filosofici orientativi ,vuoi perchè trascinato dall’onda di un’irresisibile sete di verità,vuoi per una certa irruenza inellettuale tipica della mia personalità,ovvero a ragione di un irrefrenabile gusto per la sfida,e insieme a tutto uesto per risollevare le sorti della filosofia di fronte all’irresistibile avanzata delle scienze ho deciso di studiare a fondo le dottrine che il genio”stupor mundi” Albert Einstein ha espresso nella”Relatività Generale” opera che va associata alla “Relatività Ristretta” che ne rappresenta la premessa.Quivi viene affermato con la massima chiarezza che la velocità della luce,indicata con c primalettera della parola latina”celeritas” è di 300.000km./ sec. limite massimo assolutamente insuperabile in nessuna parte dell’universo.Se adesso andiamo alla formula più famosa del mondo,di non indiscussa paternità ma universalmente attribuita ad Einstein,la formula che tutti conoscono E= mc2,così snella elegante e facile da ricordare da comparire ovunque:su magliette,cartelloni.Perfino un gruppo rock metallaro prende il suo nome. Ovviamente tutti pensano che la formula più famosa del mondo si trovi ell’opera di fisica teorica più famosa del mondo la “Relatività Generale” e invece non c’è.Dov’è allora?sitrova in un articoletto di sole tre pagine intitolato con una domanda”Può un corpo inerte contenere una quantità di energia proporzionale alla sua massa?” in effetti non lo sappiamo e attendiamo lumi che però non vengono forniti neppure dalla famosa formula E=mc2.Intanto Einstein,il suo presunto padre non spiega assolutamente com’è giunto a quellaformula.Ci dice solo di essersi ispirato alle altrettanto famose quattro equazioni diMaxwell molto poco in verità. Se ora con occhio filosofico esaminiamo l’equazione di Einstein E=mc2 prendiamo atto della corrispondenza di E con “energia” che si esprime in joules di m con “massa” che si esprime a rigore in newton,più comunemente in kg. A questo punto c2 rappresenta un assurdità assoluta perché come abbiamo appena visto nella “Relatività ristretta” Einstein ha affermato tassativamente che la velocità della luce non può in nessun luogo dell’universo superare c= 300.00000 km./ sec.Il cui quadrato è 90 miliardi di km/sec. che sembrano davvero un po’ troppi se si considera che tenendo conto delle stime attuali il diametro dell’universo è di 14 miliardi di km.facendo fede a c2 un fotone potrebbe attraversarlo in un secondo una volta e mezza.Pertanto l’equazione più famosa del mondo è assolutamente inaffidabile perché in definitiva è uguale a zero.Un’ altra assurdità presente nella “Relatività Generale è rappresentata dall’eccesso di amicale generosità con cui Einstein accoglie nella sua opera come pilastro fondamentale della stessa l’equazione che vale a determinare il fattore gamma di Hendrik Lorentz,quel fattore gamma secondo il quale all’ aumentare della sua velocità un corpo in competizione con la luce vedrebbe la sua massa aumentare in modo abnorme e il tempo rallentare.Peccato che lo scienziato olandese abbia commesso un gravissimo errore: nel denominatore della sua equazione compare la radice quadrata di zero per cui ilfattore gamma è uguale a zero.Neppure Newton si salva dalla critica filosofica.Secondo la sua celeberrima formula secondo cui la forza gravitazionale con cui due pianeti si attraggono vicendevolmente è direttamenteproporzionale al prodotto delle loro masse e inersamente proporzionale al quadrato della loro distanza.Il problema è che lo scienziato inglese parlando di distanza si riferisce solo alla distanza tra i punti più dei pianeti he essendo sostanzialmente sferici hanno anche un raggio interno che dovrebbe essere sommato alla distanza.Torniamo ad Einstein.Il continuum spazio temporale non esiste perché è solo un artificio matematico dovuto agli interventi di Hilbert,Minkowski,Ricci Curbastro e Grossman e altri.Nella “Relatività Generale non c’è traccia del paradosso dei gemelli che rappresenta solo un’esemplificazione euristica di Langevin, non c’è taccia di onde gravitazionali,i pianeti non possono deviare la rotta dei fotoni con la loro attrazione perché i fotoni non hanno massa.Infine se la relatività vale in tutto l’Universo perché Einstein non l’ha chiamata” Relatività universale”? perché esistevano altre relatività:quella di Lorentz,quella di Poincarè,quella di Langevin e prima tra tutte l’”ape regina” delle relatività da cui tute le altre sono derivate la relatività di Galileo Galilei,astronomo matematico e filosofo esposta nel “Dialogo sui massimi sistemi tolemaico e copernicano che vide la luce nel Seicento. Tutto di cui ho scritto è frutto del criticismo della filosofia: il bello della filosofia