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tango

Ehy cosa ci fai tuqua,tu  chepuzzi  di pecore peggio di un ovile cosa ti sembraa questa una stalla?Ti rendi contooppure no che qui non ci troviamo mica un pasador ella tuapampa  ma in uno dei più rinomati locali di Buenos aires,il cafè Corientes sito  in CalleCorientes,dove si possono apprezzare le ragazze veramente fini,le più belle e beneducate di tutta l’ Argentina così da mostrare a un uomo che prima di conoscerla lui dell’amore non ha capito nulla. Le ragazze qui non sono mica pasaregne ,ragazze da bettola che te porti in camera per un pesos e senza neppure esserti infilato nella tinozza da bagno fetido come un caprone.Forse ti sei convinto che qui ci sono solo le puzzolenti puttane che sono il massimo del’amore in cui possa sperare un montone pampero come te.Se è questo che pensi toglitelo dalla testa,qui le senoritas devi rispettarle.Se vuoi sfiorare le loro guance con un bacino di mezzistante devi comeminimo presentari con un gioiellino,con collane orecchini o anelli.Capito?non siamo mica sguattere pampere ma ognuna di noi ha una storia importante alle spalle en caballero che ti farà inghiottire quel coltello a serramanico che cerchi di mostrarmi. Te lo farà mandar giù aperto come un rasoio che delle tuebudella faccia coriandoli e stelle filanti!. Entra un tizio vestito dinero con una lunga fascia di raso rosso al fianco alla malaguena come quelli che ballano i flamencchi o il fandanghi,ma uesto tipo inveceballa i tanghi. Afferra la ragazza stretta  ai fianchi dicendole:”Chi è questo che t’inquieta? Questo puzzolente villano cosa vuole da voi, o miaciquita te quiero tequiero,la mia mantiglia sarà rossa di sangue  per te,benchè qui s’ignori il torero e il torolo mangiate senzafarlo combattere contro il pampero che teme le sue punte di corna perché non è un torero ch’è fiero della sfida ese le divelle dalla testa del toro dopo averlo atterrato e ucciso e di quellesue spade appuntite se ne orna,per questo pur che a breve lo avrà ucciso lo rispetta guardandolo in viso con sguardo di guerra deciso.”Poi rivolgendosi al bischero che gli era parso avesse insolentito la sua protetta gli fa:”Senti resto incombusto di malfattaemalarrotolata sigaretta,, forse hai la gobbascusante di non poterlo saper prima se nessunote n’abi informatoben prima  che colei che pur t’ignora, dirò bene la nobil signora che per sua celsitudine occultar voleva il cruccio di averti sol per sua clemenza a cantuccio comechi prendesi inaccettata confidenza,ebbene vaquero com’è vero che hai di fronte n grande torero e tanghero colei le cui naricisenzapudore offendesti col tuo insopportabil fetore di ciuccio è una titolatadi Noto che si trova in Sicilia al centro del mar Ionio vuoto e il suo nome è Tina del marchesato Di Lorenzo da Castelluccio Che Colà possiede un palazzo per tutti i frangenti e le circostanze,perché vi sono ben cento stanze.Puòmeritar di meno una gentil signora che per belltà,grazia eavvenenza,tutti chiamano qui  L’ Encantadora,con lo sguardo le movenze qualora si cimenti in una danza, dal valzer al minuetto in romantico duetto ala polacca, al flamenco al fandango e il tango e nel ballo messicano del sombrero. Epoi la suavoce d’angelo sublime che ogni nota leva al cielo sperdendovi ogni velo sì che in tepor trasforma il gelo.Pertanto vaquero stattene a distanza confacente da nostra signora marchesa Encantadora. Quest’ultima dice: “ Signori chi vuolcimentarsi con menel tango dell’avvelenata;le donne saranno in tre:io,la,chitarra e la fisarmonica  e anche gli uomini intre,qei due derelitti di prima e ancheun violino. L’Encantadora chiese chi tra gli uominiin sala volesse esse il terzo. Si alzò uno dall’aria slavataprofumato che sembrava aver fatto il bagno in una vasca di lavanda.Al chel’ Encantadora che sembravagradirequel lezzo comprato a buon prezzo senzasentirne ribrezzo gli fece:”Bel giovanotto chevuoi danzare con noi,dimmi digrazia se un nome cel’hai e donde vieni e dove tu andrai”. Equel figuro rispose:”Gentil marchesa mi cheprofumate come una dea quanto e più semmai d’un’ orchidea,il mio nome temo vi parrà strano,troppo simile quel d’un villano perché io stesso che lo porto in verità ne ignoro il significato. Il mio nome sarebbe Antenòr!””Ei vostro cognome se ne avete uno,cioè il cognome di vostro padre che qualcuno per far sfoggio di cultura chiama pur anco patronimico.Io ad esempiomi chiamo Tina di Lorenzo marchesa di Castelluccio:il mio patronimico è Di Lorenzo mentre marchesa di Castelluccio è un titolo nobiliare.Aquesto punto di grazia qual è il vostro patronimico?”Io mi chiamo Antenòr e basta,soltanto Antenòr e basta,tuttto qui” E l’ Encantadora:”visto che il tuo patronimiconon lo conosci Antenòr dimmi almeno di dove sei.Non sopravvieni per caso daall’ Olimpo abitato dai semidei, per metà uomini e per metà dei?Se vogliamo il fisico cel’hai!” E lui:”Gentil signora,voi mi parlated’ alcunchè ch’io ignoro,  codesto vostro Olimpo gimmai intesi nominar,ma se proprio ci tenete di saperlo sono di Zerba in provincia di Piacenza non certo alta come il vostro Olimpo ma a abbastanza da ibiancar da novembre a marzo.Quindi signora son piacentino!”L’Encantadora rise e disse:”Oh questasì che è bella!Piacenza ti ha fornito di piacenza e così tu sei piacentino.Metti chefossi nato invece in quel di Potenza allora tu saresti un potentino,non certo un potentone o un riccone come lozio Paperone di Walt  Disney di cui avrai sentito parlare,il ricchissimo  zio Paperone che di bel bello ogni mattino fa un bel bagno nel suo orozecchino senza mai invitare  al suo festino,qui,quo, qua e lo zio Paperino temendo cheabbiano a domandargli un dollarino, a loro preferisceil sempiterno fortunato cugino che della sua vecchiaia è già il bastone il benvoluto fortunato zio Gastone!”adesso Antenòr piacentino sai cosa dico? Che mi piaciabbastanza da indurmi a fare co teun giro di tango e con gli altri due saremo in tre a ballare il nostro tango in allegria,mettendoci tutta la vitalità ed energia che si addice  a canguri irrefrenabili come noi tre. E allora,basta con questo gran parlare si faccia avanti il primoper farmi volare intorno fino al casquet,forza piacentino fatti sotto, fatti sotto caprone fatti sotto tannghèro forza tutti col tango della gelosia

 

Cafè Corientes non fosse perbte cosa ne sarebbe ormai più di me,qui almeno qualcuno che guarda e applaude per fortuna c’è,qualcuno che mi fa lacortein maniera assai gentile senza mostrarmi triste  fame d’amor alla maniera leonesca quasi voglianmangiarmi tuttochè amarmi ma quel che siasia,i maschi,carala mia marchesa o son leoni o son caproni,metre tu cerchi da marchesa in titolo qual sei solo principi,arciduchi,nobili e baroni,non fslsi cavalierifalsi signori e ldroni.Riguardo a tutto ciò hai forse pensato che potesse esserci un postomigliore del nostro Cafè Corientes per far svernarela vita dai nostri cuori.”Ehy tu piacentino devo dirti che non sei mica malenel ballo dei notriballi quinel palcoscenico del nostropiccolo paradisoin terra dove c’è solo pace se non si fa guerra senza averne peraltro motivo alcuno.Ballare per ballare non c’ènulla di meglio è questa la verità no biogna adirarsi se qualcuno mentre io ballo senzaschiaccia un callo.Non importa il mio urlo.Facciamo bene una coppia di due,riunenendo in una la giravolta in aria di due.Qualcosa mi urla nel cuore che qui al Cafè Corientes prima o poi troverò l’amore, non so de sarai tu piacentino a rapirmelo con la tua eleganza di Potenza e Piacenza,oppure saràun altro che ogni impegno ci metterà a salvare se stesso,la sua bella che pur senza voler fare da scudoincassa il casquet. Oh Miei cari amici io l’Encantadora saròmoglie di uno sol divoi,colui che m’incanterà con certi suoi spettacolari trucchi d’ amore,tutti voi avete una speranza di farmi vostra con tanta perseveranza e pazienza coì anche a voi toccherà qualche palpitazione del mio cuoricino. Mache si venga al dunque.Al vostro  passato non dovreifare caso né pretendere sia un tavolo tutto foderato di seta o di raso. Certo non vi ficcherò il naso ma acerte questioni dovrò pure far caso :mi preme ad esempio che la vostra fedina siaimmacolata e non rechi sorprese di sorta e no risulti che alcuno di voi sia ricercato da mogli o nemici nèdallo  Stato. “quand’è così disse Antenòr alzandosi in piedi,poiché non voglio che per colpa mia,signora marchesa,abbiate a subir il minimo fastidio dalle autorità dello Stato,voglio dire la polizia ela magistratura devo confessarvi che ho alle spalle un omicidio,una brutta storiadi omicidio d’onore per gelosia.Se dovessi spiegarvi come accadde non saprei neppureda che parte cominciarela verità è che sono cose che succedono,succedono e basta,tante volte senza un vero perché,per esempio,una parola capita male e destinataarestare per sempre incompresa,una risposta improvvisataed ecco che scatta la lama per riaffermareil posessodella donna che si ama. Fu  proprio così,marchesa che uccisi quel’uomo e che per la polizia divenni un fantasma”Ricercatoun giovane assassinopiacentino che di nome fa solo Antenòr, Antenòr e basta

 

FINE

 

 

 

 

 

 

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