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Una passeggera sul tuo treno

Dovevi darmi retta,ascoltarmi almeno quella volta

dammi retta,

dare retta alla tua Mary Poppins

(darmi retta,

dare retta alla tua fata )

 

L’ avevi sempre saputo

che non dovevi esporti al gelo del maestrale,per una volta non dovevi indossareil sacco per la festa di S.Agata,te lo avevo detto che era troppo pericoloso, che i tuoi assassini ri aspttavano al varco per ucciderti mentre eri disarmato perché alla festa della tua santuzza non saresti andato armato per non offendere la sua santità di martire che era stata assassinata da un’arma

(ti avevo dettonon esportial gelo di febbraio, no esporti al maestrale alla corrente del nord,

non esporti al raffreddore,

non esporti neppure un minuto

a questo vento

che come un demone che ti voleva morto macchiato di sangue nel sacco bianco non esporti all’assassino che il 5 febbraio ti seguirà tra la folla per spararti alle spalle.

Ma non sentivi neppure la mia voce

se qualcuno ti faceva una chiamata,

se t’invitava a prendere un caffè per ammazzarti,tu che eri sempre via

– chissà dove e con chi,

amor mio,

senza dirmi mai dove e perché –

 

e la mia notte era una croce

quando udivo quei rumori dal cortile

quando nel buio

il mio cuore era stretto in una morsa

quando accendevo il ferro da stiro

perché non potevo dormire

quando salivi le scale di corsa

e dicevi: Perché piangi?

Ogni notte così! Perché piangi?

Ho fatto soltando il mio solito giro

 

Quando appoggiavo il capo alla tua spalla

e piangevo

quando mi prendevi tra le braccia

e mi addormentavo così.

 

 

Non uscire,

non fare il testardo:

con questa corrente

col tuo raffreddore

col vento che c’è fuori

col vento che strappa tutto via

questo vento che distrugge

perfino i miei vasi di fiori!

 

 

Ma dove sei andato?

Ti ho detto

che

mancavo

solo il tempo

della strada!

 

 

Da qualche parte devi pur trovarti

e, visto che non ho avuto tempo

di spiegarti nulla

(dico nulla!)

 

Ho perso tempo a fare la fila dietro i carrelli del

Supermercato. Stop! Quando ti troverò mi dovrai

spiegare perché non mi hai aspettata! Stop!

Perché ti sei fatto ammazzare! Stop! Quando esco

dal macellaio di corsa e vedo quella gente e quel morto! Stop!

Quando lascio cadere la borsa! Stop! Stop! Stop!

 

Quando muoio insieme a te

nell’istante

che ci portò via.

 

…     …     …

…     …

…     …

…     …     …

 

Dillo ancora una volta

che non si può scegliere il Giorno,

che non ce n’è uno adatto!

Dillo, ripetimelo ancora,

che non poteva sfuggire al suo destino

che ha giocato una mano di dadi

e finalmente è diventato

un assassino

 

 

 

 

 

Ora scendo al Supermercato.

Mancherò un solo minuto

e sarò nuovamente al mio posto

 

 

 

Un minuto

scendo le scale di corsa

arrivo laggiù

faccio appena in tempo a riempire il carrello

e di colpo sparisco in un imbuto

e il rosso intorno

era come quando

hai dipinto il balcone

l’altro giorno

e ti ho detto:

non sporcarmi la cucina

mi fa venire i brividi

questo rosso che cola

come sangue

giù dalla lattina

 

…     …     …

…     …

 

…     …     …

…     …

…     …     …

 

 

 

Ma ora sei qui

dall’altra parte del Tempo

e ascolti la mia voce

come se non ci siano più

la lastra di marmo

e la croce.

E hai ragione:

ripeto ogni giorno le solite cose.

Sì, amor mio, sono qui

perché tu senta ancora

l’odore delle rose.

 

…     …     …

…     …

…     …

…     …     …

 

 

II

 

C’erano molte cose a cui avrei dovuto far caso prima di salire sul tuo treno: avrei dovuto sapere da dove era partito e dove era diretto. E invece fu come se una nube avesse cancellato la destinazione: ero la sola passeggera sul treno della tua vita.

 

Ma questi corridoi sono troppo lunghi

 

non c’è nessuno negli scompartimenti

ho paura che tu non sia seduto

nella cabina di guida

corro come una pazza

per arrivare alla motrice

e vedere che sei lì

che mi aspetti

e mi sorridi

 

Il cielo scorre alla velocità del convoglio

Oh, le nubi milliformi:

c’è un cane, una bambina che gioca,

una palla, un treno di nuvole

 

quella sono io,

sto saltando da una nuvola all’altra

col cerchio e la corda

 

Sono tua madre

e ti ho detto: non voglio!

Falli giocare con quelle pistole

ma non toccarle

per nessun motivo!

 

Sono tua madre

e ti ho detto: non voglio!

Mettiti in mente questo:

una pistola se c’è

é solo un soprammobile

da spolverare

e sogguardare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Campane

Uccidere un uomo così

 

 

Uccidere legando collo e piedi con un’unica corda che passando dalle estremità formi due cappi che stringono, stringono, stringono sempre di più.

– Cosa volete da me, non so nulla! Lasciatemi andare! – No. Stai per morire, perché l’hai meritato. Ma se non vuoi squagliarti parla, dicci chi è stato di voi e perché. Di sicuro sai tutto: dov’è il nostro uomo e la roba che ci appartiene – Io non voglio morire!

– Neanche quelli che hai ammazzato volevano morire, ma sono morti! Invece tu forse ti salvi… se parli, però.

 

 

 

Un prima e un dopo, rifletterci sopra. Tenere un diario. Un atto ufficiale. I giorni servono solo a riempire il tempo come la lana che gonfia materassi e cuscini, e ce ne vuole per trovarci in mezzo una data che spezzi il tutto in un prima e in un dopo, qualcosa che accade. Un matrimonio. Devi imparare a dormire con un uomo accanto.

Hai dormito sempre da sola. Non stai mai nuda neanche a letto. Non ti riesce di stare nuda neppure da sola. Se non hai qualcosa addosso ti senti completamente indifesa. Da te stessa. Figuriamoci con un uomo accanto. Avresti potuto provarci . Quasi nessuna donna oggi aspetta di sposarsi per provare cosa vuol dire stare vicino a un uomo. Insomma questi non fa più paura, le donne sanno com’è fatto, sanno cosa vuol dire averlo accanto, e tu invece sei sempre pronta a scoppiare in lacrime. Tu non lo sai, ma quando sarai sposata ti sentirai lusingata di avercelo con te. Dicono che per una donna il piacere più grande è stare vicina a un uomo, sentirsi sua. Ti diventerà straordinariamente naturale coricarti in un letto in cui c’è gia un uomo. Vedrai che non potrai farne a meno, come non potrai rinunciare a sentire il suo odore.

 

Preparati al matrimonio. Sarai un lampo di neve nella strada che non ti farà più paura; Anzi, te la vedrai un po’ intimidita, la strada. I suoi abitanti. Il giorno del tuo matrimonio te li ritroverai tutti insieme, affacciati a balconi e finestre o sulla porta di casa a far tanto d’occhi dal marciapiede e a applaudire te, che sarai la regina della città. Sposarsi sarà fantastico. Varrebbe la pena di vivere una vita che si sa già infausta anche solo per quell’unico giorno, quando non hai più paura di camminare tra la gente  e sei felice, felice, felice e tutta la strada, il quartiere e la città s’interrogano per sapere se sei davvero felice, se domani lo sarai, se il futuro corrisponderà alle tue aspettative o ti porterà dolori e oscurità, ai tuoi figli, se li avrai, e a chi sarai se non li avrai. Che importa! Che importa! Tu non penserai al futuro, ma a quel giorno che il mondo t’invidierà: e finalmente un prima e un dopo nella tua vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

Una pistola in camera da letto Sei un terribile oggetto ma non hai memoria. Non puoi dire nulla intorno a ciò per cui sei stata usata, ma solo emettere un lampo di sangue. Non ti farò domande. Tu solo sta buona, mentre ti sposto dal cassetto al comodino per sistemare la biancheria del mio uomo… Oh sì, del nostro uomo…

Dovrei avere più cura di te … Non ti ho mai lucidata come l’argenteria e gli ottoni. Ora scendo al Supermercato e mi faccio consigliare un prodotto per lucidarti… Dirò che ho trovato una vecchia scatola color grigio pistola…No, no! Non mi farò scappare che sei una pistola… la commessa penserebbe che sono una pazza ed é vero: sono una pazza! Perché sono gelosa di te! Perché sono gelosa di una pistola! Una nemica in camera da letto!

 

Le sorride dolcemente

 

 

Ma sei una donna come me, e sai cosa succede tra donne. Litighiamo per un nonnulla e subito ridiventiamo amiche. Non ti chiederò del tuo passato o del tuo futuro. Tu non hai memoria, ma solo un caricatore. Spari i proiettili che hai inghiottito e poi resti vuota e fredda, vuota e fredda come lo sono io.

Fammi compagnia mentre gli stiro le camicie.

Non dirmi nulla: conta solo questo istante di pace e di luce…

Stammi vicina. Non ti chiederò quando sei stata in mano a qualcuno e quando lo sarai e resterai per sempre ciò che sei adesso per me: un soprammobile senza storia, sola come sono sola io quando siamo nello scompartimento di un treno che va verso l’ignoto e abbiamo scordato da dove siamo partite…

 

 

 

 

Averti una notte a casa. Una fantasticheria che mi prende ogni volta che preparo qualcosa in cucina. Averti una notte a casa con la certezza che nessuno ti chiamerà al telefono. Userò un piccolo accorgimento: lascerò la cornetta fuori posto. Sarai mio, per un’intera notte. Dunque, mi trovo in cucina. Tu entri e dici: “E’ stata una giornata pesante” E io dico tra me: non sai che notte ti aspetta, perché di obblighi, caro il mio uomo, ne hai anche verso tua moglie. E io: “Vieni la cena è pronta”.

Non ti dirò che ho insaporito le pietanze con certe spezie speciali che ho trovato al Supermercato. Non ti dirò che mi sono attardata al reparto biancheria  intima e ho comprato quei pizzi che non avrei mai indossato per nessun motivo. E invece l’ho fatto: li indosso sotto il tailleur delle nostre cene al ristorante e voglio vedere la tua faccia quando te né accorgerai

 

 

Sì. È vero. Mi sono vergognata un po’ quando alla cassa la ragazza ha fatto tanto d’occhi e ha sorriso: forse pensava che solo le ochette come lei  possano far girare la testa agli uomini e che una donna matura non dovrebbe neppure provarci. Invece li ho comprati, per la mia notte con te.

 

 

Poi t’inviterò a sedere a tavola ma non ti servirò la cena se prima non ti sarai complimentato con me per il mio trucco: perché é vero che non mi trucco mai, se lo faccio mi trasformo nella donna fatale dei tuoi sogni. Allora sì, ti porterò i cibi che ho preparato. Dovrai essere il giardiniere che parla alla sua pianta e possiede le chiavi del suo piacere. Mi farai bere dello spumante e parlerai, parlerai di tutto con morbide note di velluto che aprono le porte della solitudine come entrando in una casa inabitata che aspetta il suo ospite e lo sente arrivare, se ne accorge da qualcosa che c’è nell’aria: voli, fruscii, sei tu? Mi prenderai tra le braccia e mi porterai in camera da letto e sarai ancora il mio giardiniere e otterrai che come una pianta sollevi dolcemente le foglie finché non comparirà un lampo di fuoco, luce e polvere buia…

Ma cosa sto dicendo? Di cosa ho parlato? E voi chi siete? Perché vi ho detto queste cose? Perché vi ho raccontato una… fantasticheria?

 

 

 

 

 

Corde

 

 

 

Corde

 

 

 

Una corda

nel vuoto

 

 

Una scala di corda

Un ponte di corda

Una corda dall’albero

alla prua

 

Gettategli una corda

 

Una corda

per salire su

E poi scendere

 

Una corda

 

Una cravatta di corda

 

Morirai con una corda

ma la corda è un’arte

 

distilla l’essenza

dà la possibilità

(dico all’anima)

di risalire

dal buio del tuo corpo

su verso l’alto

e così liberarsene

proprio dopo

l’ultimo

respiro

Ecco che fa

una corda

 

 

 

Cenerai anche stanotte con loro,

lo so, tu non puoi mancare.

 

E io dormirò fino all’alba

come se tu mi sia accanto

…     …     …

…     …

…     …

…     …     …

 

 

(Una fisarmonica…)

(un violino…)

 

 

(Ti prego,

non farmi ballare

non farmi ballare…

 

Non ballo, amor mio,

perché vuoi farmi ballare

per forza?)

 

(e poi il vestito

è troppo lungo

mi farà inciampare

e cadrò tra le tue braccia.

Per favore

c’è una damigella

così gentile

da reggermi l’abito

mentre balliamo?)

Mi sono svegliata anche stanotte

 

 

Non ne posso più

di svegliarmi di notte

 

 

Quando non si riesce

a riprender sonno

si sente il sangue

passare dai polsi

e dalle tempie!

 

 

Voglio distruggere

questo telefono!

Perché non posso telefonarti

né voglio più ricevere

tue telefonate!

 

 

Ma forse te ne vai in giro

la notte

perché

non ti piaccio

più?

 

 

Prendi la spazzola, amore

Mettiti avanti allo specchio

Com’è leggero il tuo cuore

Com’è felice il tuo orecchio

 

 

Ti è sempre piaciuto vedermi spazzolare i capelli e truccare il viso

Mi manchi. Mi manca il tuo peso sul mio corpo come l’acqua del mare sul fondale.

Mi manchi.

 

 

Lo specchio ripete

Che questa sei tu

La pazza che sonno

Non può prender più

 

 

Lo specchio è la finta finestra della mia prigione. E mi ripete solo quel che ho già visto… Il movimento degli oggetti nel riquadro è solo un’apparenza… Quando vi compare il mio viso comprendo che il mio sguardo non è l’orizzonte, ma lo sguardo di un viso, uno solo tra gli infiniti possibili. E poi lo specchio ha un retro diafano che non riflette nulla: assoluta assenza di luce quale contrappeso dei colori, delle illusioni e dei vaneggiamenti del suo lato anteriore…

Lo specchio è il tempo senza movimento della nostra camera da letto. Qui non saremo più vivi e mai più moriremo: la nostra camera da letto, l’inferno dove dobbiamo ancora parlare, parlare, parlare finché abbiamo fiato…

 

 

Lo specchio ripete

Che questa sei tu

La pazza che sonno            Riprende a cantilenare

Non può prender più

 

Non ti sopporto più, maledetto specchio! Guarda come ti distruggo per entrare dall’altra partedell’universo!

 

 

.

 

Frammenti

di luce

folgori

una pioggia

di sangue

dal fondo

del tempo

 

 

Unastra-da-bu-io. Uo-mo-cor-da- -col-lo-pie-de

Dammi retta! Dammi retta!

Va via da lì!

 

cor-da-strin-ge-col-lo

pie-de-not-te

nes-su-no-ve-de

cor-da-col-lo-pie-de

nes-su-no-ve-de

 

 

Sì! Ora vedo!

Ora so!

Ora vedo!

Ho dormito tutta la notte

ho sognato di sognare

Dio non c’è oppure non si vede

Si stringe la corda

che va dal collo al piede.

 

 

Amor mio, ho sognato,

ho dormito

e solo ora che sei ritornato,

solo ora il mio sogno è finito

 

 

 

Nella cassetta della posta non trovo mai lettere, ma depliants pubblicitari, listini di prodotti in offerta, fascicoli omaggio.Sembrava appunto qualcosa di simile ciò che l’altro giorno ho visto sporgerne fuori. Così l’ho tolto da lì senza neanche dargli un ‘occhiatae l’ho messo nella borsa della spesa. Arrivata a casa mi sono accorta che si trattava di un quotidiano vecchio di alcuni mesi dov’erano riportate le notizie del processo: capi d’imputazione, indizi, finte prove, falsità una sull’altra. Qualcuno aveva messo lì quel maledetto giornale per farmi impazzire! Ma io non sono pazza e sono perfettamente in grado di difenderti da ogni infamia!

 

Senti cosa scrivono

con quest’inchiostro sbiadito

corsa nell’autostrada pericolo

traduzione clacson pericolo

wah wah sirene pericolo

confusione sirene

wah wah vetri sangue sirene

e poi non si muovono più

e ora: SILENZIO

SILENZIO

è finito tutto: SILENZIO

 

Ma è questa la prova che ti scagiona:

tu avevi orrore del silenzio!

Tu non lo sopportavi!

Ogni volta che tornavi a casa

accendevi subito la radio

tanto per sentire qualcosa e dicevi:

“Perché non parli? Perché non fai un po’ di rumore?

Io non sopporto questo silenzio di tomba!

Questa casa è diventata un cimitero!”

Ecco la prova: tu non sopportavi il silenzio!

TU NON SOPPORTAVI IL SILENZIO!

 

 

Dovete credere a ogni parola

Preghiera                del condannato nell’oscurità,

ora che Dio non si vede

e il suo respiro è più fioco.

La corda stringe dal collo al piede:

è tempo che termini il gioco.

Gli danno il whisky ch’è come fiele

perché la morte gli sappia di miele

 

 

E’ CADUTA TANTA NEVE SULLA CITTA’

Ma senti questa!

La neve? Ma cosa scrivono?

Non ho visto mai cadere neve in città!

 

Incubi di cenere, chimere,

lampi nelle pupille

voci di profeti e di santoni

la vita è una mongolfiera

in viaggio sui continenti

attraverso cieli e cicloni

che corrono tra nubi e arcobaleni

in rotta attraverso l’atmosfera,

la vita è un enigma di venti!

Li trovano che dormono ad angoli di strada

e vogliono sognare per sempre

con la tua neve nel cuore

 

Sei tu il Mago della Neve?

Sei tu che fai nevicare eroina

nei loro cuori e li fai fermare

come orologi che temono il l’inverno.

Ricordo quella notte che ho pianto fino all’alba

quando ti portarono in Questura

e quando sei tornato mi hai detto

baciandomi i capelli:

“Sei tu la mia eroina”

 

Così io ero la tua droga

o la tua donna,

e se ero la tua donna,

e anche se ero la tua droga,

ero io la tua eroina,

e non mi avresti mai ceduta a nessun altro!

Figurarsi se vendermi a qualcuno!

 

Dovete credere a ogni parola

del condannato nell’oscurità

ora che Dio non si vede

e il suo respiro è più fioco.

La corda stringe dal collo al piede:

è tempo che termini il gioco.

Gli danno il whisky ch’è come fiele

perché la morte gli sappia di miele.

 

 

 

 

 

 

 

Oh, se qualcuno m’insegnasse a diventare pazza: come addormentarsi ed entrare in sogno senza fine. Quando sei pazza, sei felice perché non sai nulla d’un mondo che non è quello in cui vivi adesso: che importa se le foglie rosse e i tronchi d’albero gialli, i fiori neri e il cielo verde anziché azzurro e la terra acqua e la fumida aria della città un’essenza che discende per te dall’infinito; e i ninnoli da un soldo che hai addosso, preziosissimi gioielli; il tuo vestito d’altro tempo il meraviglioso abito di una Regina e il cappello infeltrito un superbo copricapo, il fermacapelli un diadema e tu la Sovrana del tuo stesso mondo,un delicato sogno senza fine: saresti pazza e ti sarebbe dolce esserlo.

Avere un mondo rifatto come una casa quando sposti i mobili, cambi la carta da parati, le tendine, metti nuovi tappeti e sei pazza e felice d’aver cambiato il colore del cielo, della terra e dell’universo.

 

Ma io non ho una casa, ne ho due metà da una che fu frantumata da un sisma che non è mai terminato. C’è una crepa qui, nel mio cervello, che si apre sull’abisso, e mi aggrappo a tutto ciò che viene sotto mano per non precipitarvi dentro: alle gambe del tavolo, alle sedie, alle poltrone! Dio mio, se almeno avessi un cielo da colorare in verde, azzurro, nero, marrone, ma non c’è, non c’è un cielo: solo un caleidoscopio di pezzi di vetro che cambiano forma a ogni istante.

 

 

Io so, devo sapere, devo diventare pazza straziandomi le carni, devo lacerarmi e sanguinare e gridare che non so e so, che so di non sapere e so di sapere e non poter dormire… Ti odio! Ti odio, mio aguzzino e aspetto solo che finalmente qualcuno ti faccia fuori: ti odio! Voglio che ti uccidano! “Chi ha parlato?” “Non ho parlato io!” “Hai parlato tu! Hai detto: Voglio che ti uccidano!” “Sì, l’ho detto e allora?” “Sei una pazza!” “Si, lo so che sono una pazza e allora?” “Sei la sua donna: hai accettato questo destino.” “No, sono la sua prigioniera!” “Senti, siamo qui, unite per forza, dobbiamo parlarci, siamo tutt’è due prigioniere: non puoi dire che lo vuoi morto!” “Ascoltami, posso dirlo e lo dico: qualcuno prima o poi dovrà portarlo all’inferno!” “Taci, taci, pazza! Non vedi che la follia sta oscurando il cielo come una nube di rondini? Lo vedi? Lo vedi? Lo vedi? Tiscrivo una lettera nell’aldilà

 

 

 

 

Lo specchio mi costringe a vedere. Inutilmente l’ha infranto. Infranto si ricompone e nella notte in cui nessuno vede, io vedo.

Per non sapere, io devo sapere. Se non sapessi nulla, un qualsiasi gesto o una frase casuale potrebbero tradire la verità. Ma la conosco e so come evitarla: la guardo negli occhi e le sbatto la porta in faccia.

Col tempo mi sono abituata a considerare la verità come una tua amante. Due donne dello stesso uomo possono coesistere e evitarsi solo se sanno tutto l’una dell’altra: non possono sconfiggersi ma devono per forza restare separate e unite. Non aspetterò che il nostro treno si fermi a una stazione per urlare che conosco la verità, né farò gesti da dietro il finestrino per far intendere l’orrore della nostra destinazione. No, sono tua moglie e non mi unirò al coro dei tuoi accusatori, sopporterò il supplizio come una pena da scontare per te: sognare il nostro tango, svegliarmi e trovarmi di fronte questo maledetto specchio.

 

 

Invidio chi non ti ha amato,

chi non s’aspetta ad ogni istante

una chiamata dagli abissi,

invidio chi non guarda la finestra

scrutando l’angolo da cui riapparirai

come il sole che sparì senza preavviso

e ora ricompare dall’eclissi

 

Invidio chi non t’ama ancora

e non tende l’orecchio per udire

l’Eco quando sale dalla grotta

dove verrei come una speleologa

a illuminare i tuoi occhi bui,

accogliendo la tua testa sul mio seno

ed essere per te quella che fui:

la sola Passeggera sul tuo Treno

 

 

Fu un esercizio severo

muoversi di atomo in atomo

senza cadere nel vuoto

e io ho camminato

sul tuo cuore

in punta di piedi. Ora ti telefono nel cielo

 

 

.

 

 

Oggi ho incontrato la verità, non sono riuscita a evitarla. Scendo in strada per andare al Supermercato. Tutti i passanti mi osservano. Ma cos’hanno da guardare, cosa c’è che non va, perché questi occhi fissi? C’è qualcosa di strano nel mio aspetto? No, è tutto in ordine, ma intanto loro continuano a guardarmi con occhi che sembrano bianche palle da biliardo con le pupille sempre più piccole, quasi invisibili. Mi scontro con uno che ha il giornale aperto, gli cade a terra e a metà pagina, sopra una tua foto, c’è un titolo che ti accusa di ogni infamia: io lo getto con un calcio nella pozzanghera vicina, lo faccio a brandelli nell’acqua sporca. Come si possono prestare occhi e orecchie al fango? Io non voglio più vedere, né sentire, né respirare quest’aria né sentirmi il suo sapore di morte in gola!

 

Manichini, comparse,fantocci

tutti hanno quel maledetto giornale

e la verità si fa beffe di me

Sono sull’ascensore e lei è nella scala

arrivo un istante prima

e le sbatto la porta in faccia

e resta fuori

a guardarmi con gli occhi sbarrati

dal terrore come i miei…

 

Io non voglio più vedere, né sentire, né odorare né gustare nulla!

 

 

 

Invidio chi può ancora guardar fuori

senza temere il sole

come lama tagliente di rasoio

quando aggredisce l’ombra

a cui sei abituata:

l’ombra di un corridoio

o di una persiana abbassata

 

Da quando il notiziario

prese a ripetere il tuo nome

non gli prestai più orecchio

né a chi t’accusa d’ogni atrocità:

così all’udire preferii la sordità

 

 

Del pari io non gusto il cibo

che a malapena inghiotto:

lo percepisco appena col palato

e ogni cosa ha un sapore salato

 

Così l’olfatto è per me solo  inalare

e con ogni possibile cautela:

esco un istante ed ecco il mare.

Mi aspettavo il Maestrale

e c’è la primavera:

la tradisce lo Scirocco,

anche lei malevola e insincera.

 

 

Le mie mani … Mi fido di loro perché percepiscono qualcosa solo se le voglio, solo se le spingo avanti cercando o accarezzando qualcosa… oh, la macchina da cucire… L’accarezzo e so com’è vissuta. Ricordo tutti i vestiti che ho cucito, i centrini, che posso accarezzare anch’essi, rammentando vasi con primavere di fiori… I soprammobili si animano della loro stessa vita finché dura il contatto con la mia mano… Poi li rimetto a posto e tornano al loro riposo…

 

 

Toccare, sfiorare, soppesare

regolando esattamente

la pressione delle mani

e sentire minutamente

 

 

ogni cosa

anche gli atomi invisibili:

io non vi ho rinunciato

 

(e poi tenere sempre tutto lucido

lucido

lucido)

 

Dammi retta , amor mio,

lascia ch’io giochi con te

mentre sei nell’aria

che respiro

 

movimenti plastici nell’aria         

simili a quelli di un ceramista

 

Ed eccoti qui

rimodellato

dalle mie mani,

partorito

nell’Invisibile

 

Sì, lo so

ch’io ripeto ogni giorno

le solite cose

ma mentre lucido

il tuo portafoto

fa un bel respiro profondo

e senti ancora

l’odore delle rose,

che ti nasconda l’alito del tempo

che anche oggi ha respirato il mondo.

 

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