Una passeggera sul tuo treno
Dovevi darmi retta,ascoltarmi almeno quella volta
dammi retta,
dare retta alla tua Mary Poppins
(darmi retta,
dare retta alla tua fata )
L’ avevi sempre saputo
che non dovevi esporti al gelo del maestrale,per una volta non dovevi indossareil sacco per la festa di S.Agata,te lo avevo detto che era troppo pericoloso, che i tuoi assassini ri aspttavano al varco per ucciderti mentre eri disarmato perché alla festa della tua santuzza non saresti andato armato per non offendere la sua santità di martire che era stata assassinata da un’arma
(ti avevo dettonon esportial gelo di febbraio, no esporti al maestrale alla corrente del nord,
non esporti al raffreddore,
non esporti neppure un minuto
a questo vento
che come un demone che ti voleva morto macchiato di sangue nel sacco bianco non esporti all’assassino che il 5 febbraio ti seguirà tra la folla per spararti alle spalle.
Ma non sentivi neppure la mia voce
se qualcuno ti faceva una chiamata,
se t’invitava a prendere un caffè per ammazzarti,tu che eri sempre via
– chissà dove e con chi,
amor mio,
senza dirmi mai dove e perché –
e la mia notte era una croce
quando udivo quei rumori dal cortile
quando nel buio
il mio cuore era stretto in una morsa
quando accendevo il ferro da stiro
perché non potevo dormire
quando salivi le scale di corsa
e dicevi: Perché piangi?
Ogni notte così! Perché piangi?
Ho fatto soltando il mio solito giro
Quando appoggiavo il capo alla tua spalla
e piangevo
quando mi prendevi tra le braccia
e mi addormentavo così.
Non uscire,
non fare il testardo:
con questa corrente
col tuo raffreddore
col vento che c’è fuori
col vento che strappa tutto via
questo vento che distrugge
perfino i miei vasi di fiori!
Ma dove sei andato?
Ti ho detto
che
mancavo
solo il tempo
della strada!
Da qualche parte devi pur trovarti
e, visto che non ho avuto tempo
di spiegarti nulla
(dico nulla!)
Ho perso tempo a fare la fila dietro i carrelli del
Supermercato. Stop! Quando ti troverò mi dovrai
spiegare perché non mi hai aspettata! Stop!
Perché ti sei fatto ammazzare! Stop! Quando esco
dal macellaio di corsa e vedo quella gente e quel morto! Stop!
Quando lascio cadere la borsa! Stop! Stop! Stop!
Quando muoio insieme a te
nell’istante
che ci portò via.
… … …
… …
…
… …
… … …
Dillo ancora una volta
che non si può scegliere il Giorno,
che non ce n’è uno adatto!
Dillo, ripetimelo ancora,
che non poteva sfuggire al suo destino
che ha giocato una mano di dadi
e finalmente è diventato
un assassino
Ora scendo al Supermercato.
Mancherò un solo minuto
e sarò nuovamente al mio posto
Un minuto
scendo le scale di corsa
arrivo laggiù
faccio appena in tempo a riempire il carrello
e di colpo sparisco in un imbuto
e il rosso intorno
era come quando
hai dipinto il balcone
l’altro giorno
e ti ho detto:
non sporcarmi la cucina
mi fa venire i brividi
questo rosso che cola
come sangue
giù dalla lattina
… … …
… …
… … …
… …
… … …
Ma ora sei qui
dall’altra parte del Tempo
e ascolti la mia voce
come se non ci siano più
la lastra di marmo
e la croce.
E hai ragione:
ripeto ogni giorno le solite cose.
Sì, amor mio, sono qui
perché tu senta ancora
l’odore delle rose.
… … …
… …
…
… …
… … …
II
C’erano molte cose a cui avrei dovuto far caso prima di salire sul tuo treno: avrei dovuto sapere da dove era partito e dove era diretto. E invece fu come se una nube avesse cancellato la destinazione: ero la sola passeggera sul treno della tua vita.
Ma questi corridoi sono troppo lunghi
non c’è nessuno negli scompartimenti
ho paura che tu non sia seduto
nella cabina di guida
corro come una pazza
per arrivare alla motrice
e vedere che sei lì
che mi aspetti
e mi sorridi
Il cielo scorre alla velocità del convoglio
Oh, le nubi milliformi:
c’è un cane, una bambina che gioca,
una palla, un treno di nuvole
quella sono io,
sto saltando da una nuvola all’altra
col cerchio e la corda
Sono tua madre
e ti ho detto: non voglio!
Falli giocare con quelle pistole
ma non toccarle
per nessun motivo!
Sono tua madre
e ti ho detto: non voglio!
Mettiti in mente questo:
una pistola se c’è
é solo un soprammobile
da spolverare
e sogguardare.
Campane
Uccidere un uomo così
Uccidere legando collo e piedi con un’unica corda che passando dalle estremità formi due cappi che stringono, stringono, stringono sempre di più.
– Cosa volete da me, non so nulla! Lasciatemi andare! – No. Stai per morire, perché l’hai meritato. Ma se non vuoi squagliarti parla, dicci chi è stato di voi e perché. Di sicuro sai tutto: dov’è il nostro uomo e la roba che ci appartiene – Io non voglio morire!
– Neanche quelli che hai ammazzato volevano morire, ma sono morti! Invece tu forse ti salvi… se parli, però.
Un prima e un dopo, rifletterci sopra. Tenere un diario. Un atto ufficiale. I giorni servono solo a riempire il tempo come la lana che gonfia materassi e cuscini, e ce ne vuole per trovarci in mezzo una data che spezzi il tutto in un prima e in un dopo, qualcosa che accade. Un matrimonio. Devi imparare a dormire con un uomo accanto.
Hai dormito sempre da sola. Non stai mai nuda neanche a letto. Non ti riesce di stare nuda neppure da sola. Se non hai qualcosa addosso ti senti completamente indifesa. Da te stessa. Figuriamoci con un uomo accanto. Avresti potuto provarci . Quasi nessuna donna oggi aspetta di sposarsi per provare cosa vuol dire stare vicino a un uomo. Insomma questi non fa più paura, le donne sanno com’è fatto, sanno cosa vuol dire averlo accanto, e tu invece sei sempre pronta a scoppiare in lacrime. Tu non lo sai, ma quando sarai sposata ti sentirai lusingata di avercelo con te. Dicono che per una donna il piacere più grande è stare vicina a un uomo, sentirsi sua. Ti diventerà straordinariamente naturale coricarti in un letto in cui c’è gia un uomo. Vedrai che non potrai farne a meno, come non potrai rinunciare a sentire il suo odore.
Preparati al matrimonio. Sarai un lampo di neve nella strada che non ti farà più paura; Anzi, te la vedrai un po’ intimidita, la strada. I suoi abitanti. Il giorno del tuo matrimonio te li ritroverai tutti insieme, affacciati a balconi e finestre o sulla porta di casa a far tanto d’occhi dal marciapiede e a applaudire te, che sarai la regina della città. Sposarsi sarà fantastico. Varrebbe la pena di vivere una vita che si sa già infausta anche solo per quell’unico giorno, quando non hai più paura di camminare tra la gente e sei felice, felice, felice e tutta la strada, il quartiere e la città s’interrogano per sapere se sei davvero felice, se domani lo sarai, se il futuro corrisponderà alle tue aspettative o ti porterà dolori e oscurità, ai tuoi figli, se li avrai, e a chi sarai se non li avrai. Che importa! Che importa! Tu non penserai al futuro, ma a quel giorno che il mondo t’invidierà: e finalmente un prima e un dopo nella tua vita.
Una pistola in camera da letto Sei un terribile oggetto ma non hai memoria. Non puoi dire nulla intorno a ciò per cui sei stata usata, ma solo emettere un lampo di sangue. Non ti farò domande. Tu solo sta buona, mentre ti sposto dal cassetto al comodino per sistemare la biancheria del mio uomo… Oh sì, del nostro uomo…
Dovrei avere più cura di te … Non ti ho mai lucidata come l’argenteria e gli ottoni. Ora scendo al Supermercato e mi faccio consigliare un prodotto per lucidarti… Dirò che ho trovato una vecchia scatola color grigio pistola…No, no! Non mi farò scappare che sei una pistola… la commessa penserebbe che sono una pazza ed é vero: sono una pazza! Perché sono gelosa di te! Perché sono gelosa di una pistola! Una nemica in camera da letto!
Le sorride dolcemente
Ma sei una donna come me, e sai cosa succede tra donne. Litighiamo per un nonnulla e subito ridiventiamo amiche. Non ti chiederò del tuo passato o del tuo futuro. Tu non hai memoria, ma solo un caricatore. Spari i proiettili che hai inghiottito e poi resti vuota e fredda, vuota e fredda come lo sono io.
Fammi compagnia mentre gli stiro le camicie.
Non dirmi nulla: conta solo questo istante di pace e di luce…
Stammi vicina. Non ti chiederò quando sei stata in mano a qualcuno e quando lo sarai e resterai per sempre ciò che sei adesso per me: un soprammobile senza storia, sola come sono sola io quando siamo nello scompartimento di un treno che va verso l’ignoto e abbiamo scordato da dove siamo partite…
Averti una notte a casa. Una fantasticheria che mi prende ogni volta che preparo qualcosa in cucina. Averti una notte a casa con la certezza che nessuno ti chiamerà al telefono. Userò un piccolo accorgimento: lascerò la cornetta fuori posto. Sarai mio, per un’intera notte. Dunque, mi trovo in cucina. Tu entri e dici: “E’ stata una giornata pesante” E io dico tra me: non sai che notte ti aspetta, perché di obblighi, caro il mio uomo, ne hai anche verso tua moglie. E io: “Vieni la cena è pronta”.
Non ti dirò che ho insaporito le pietanze con certe spezie speciali che ho trovato al Supermercato. Non ti dirò che mi sono attardata al reparto biancheria intima e ho comprato quei pizzi che non avrei mai indossato per nessun motivo. E invece l’ho fatto: li indosso sotto il tailleur delle nostre cene al ristorante e voglio vedere la tua faccia quando te né accorgerai
Sì. È vero. Mi sono vergognata un po’ quando alla cassa la ragazza ha fatto tanto d’occhi e ha sorriso: forse pensava che solo le ochette come lei possano far girare la testa agli uomini e che una donna matura non dovrebbe neppure provarci. Invece li ho comprati, per la mia notte con te.
Poi t’inviterò a sedere a tavola ma non ti servirò la cena se prima non ti sarai complimentato con me per il mio trucco: perché é vero che non mi trucco mai, se lo faccio mi trasformo nella donna fatale dei tuoi sogni. Allora sì, ti porterò i cibi che ho preparato. Dovrai essere il giardiniere che parla alla sua pianta e possiede le chiavi del suo piacere. Mi farai bere dello spumante e parlerai, parlerai di tutto con morbide note di velluto che aprono le porte della solitudine come entrando in una casa inabitata che aspetta il suo ospite e lo sente arrivare, se ne accorge da qualcosa che c’è nell’aria: voli, fruscii, sei tu? Mi prenderai tra le braccia e mi porterai in camera da letto e sarai ancora il mio giardiniere e otterrai che come una pianta sollevi dolcemente le foglie finché non comparirà un lampo di fuoco, luce e polvere buia…
Ma cosa sto dicendo? Di cosa ho parlato? E voi chi siete? Perché vi ho detto queste cose? Perché vi ho raccontato una… fantasticheria?
Corde
Corde
Una corda
nel vuoto
Una scala di corda
Un ponte di corda
Una corda dall’albero
alla prua
Gettategli una corda
Una corda
per salire su
E poi scendere
Una corda
Una cravatta di corda
Morirai con una corda
ma la corda è un’arte
distilla l’essenza
dà la possibilità
(dico all’anima)
di risalire
dal buio del tuo corpo
su verso l’alto
e così liberarsene
proprio dopo
l’ultimo
respiro
Ecco che fa
una corda
Cenerai anche stanotte con loro,
lo so, tu non puoi mancare.
E io dormirò fino all’alba
come se tu mi sia accanto
… … …
… …
…
… …
… … …
(Una fisarmonica…)
(un violino…)
(Ti prego,
non farmi ballare
non farmi ballare…
Non ballo, amor mio,
perché vuoi farmi ballare
per forza?)
(e poi il vestito
è troppo lungo
mi farà inciampare
e cadrò tra le tue braccia.
Per favore
c’è una damigella
così gentile
da reggermi l’abito
mentre balliamo?)
Mi sono svegliata anche stanotte
Non ne posso più
di svegliarmi di notte
Quando non si riesce
a riprender sonno
si sente il sangue
passare dai polsi
e dalle tempie!
Voglio distruggere
questo telefono!
Perché non posso telefonarti
né voglio più ricevere
tue telefonate!
Ma forse te ne vai in giro
la notte
perché
non ti piaccio
più?
Prendi la spazzola, amore
Mettiti avanti allo specchio
Com’è leggero il tuo cuore
Com’è felice il tuo orecchio
Ti è sempre piaciuto vedermi spazzolare i capelli e truccare il viso
Mi manchi. Mi manca il tuo peso sul mio corpo come l’acqua del mare sul fondale.
Mi manchi.
Lo specchio ripete
Che questa sei tu
La pazza che sonno
Non può prender più
Lo specchio è la finta finestra della mia prigione. E mi ripete solo quel che ho già visto… Il movimento degli oggetti nel riquadro è solo un’apparenza… Quando vi compare il mio viso comprendo che il mio sguardo non è l’orizzonte, ma lo sguardo di un viso, uno solo tra gli infiniti possibili. E poi lo specchio ha un retro diafano che non riflette nulla: assoluta assenza di luce quale contrappeso dei colori, delle illusioni e dei vaneggiamenti del suo lato anteriore…
Lo specchio è il tempo senza movimento della nostra camera da letto. Qui non saremo più vivi e mai più moriremo: la nostra camera da letto, l’inferno dove dobbiamo ancora parlare, parlare, parlare finché abbiamo fiato…
Lo specchio ripete
Che questa sei tu
La pazza che sonno Riprende a cantilenare
Non può prender più
Non ti sopporto più, maledetto specchio! Guarda come ti distruggo per entrare dall’altra partedell’universo!
.
Frammenti
di luce
folgori
una pioggia
di sangue
dal fondo
del tempo
Unastra-da-bu-io. Uo-mo-cor-da- -col-lo-pie-de
Dammi retta! Dammi retta!
Va via da lì!
cor-da-strin-ge-col-lo
pie-de-not-te
nes-su-no-ve-de
cor-da-col-lo-pie-de
nes-su-no-ve-de
Sì! Ora vedo!
Ora so!
Ora vedo!
Ho dormito tutta la notte
ho sognato di sognare
Dio non c’è oppure non si vede
Si stringe la corda
che va dal collo al piede.
Amor mio, ho sognato,
ho dormito
e solo ora che sei ritornato,
solo ora il mio sogno è finito
Nella cassetta della posta non trovo mai lettere, ma depliants pubblicitari, listini di prodotti in offerta, fascicoli omaggio.Sembrava appunto qualcosa di simile ciò che l’altro giorno ho visto sporgerne fuori. Così l’ho tolto da lì senza neanche dargli un ‘occhiatae l’ho messo nella borsa della spesa. Arrivata a casa mi sono accorta che si trattava di un quotidiano vecchio di alcuni mesi dov’erano riportate le notizie del processo: capi d’imputazione, indizi, finte prove, falsità una sull’altra. Qualcuno aveva messo lì quel maledetto giornale per farmi impazzire! Ma io non sono pazza e sono perfettamente in grado di difenderti da ogni infamia!
Senti cosa scrivono
con quest’inchiostro sbiadito
corsa nell’autostrada pericolo
traduzione clacson pericolo
wah wah sirene pericolo
confusione sirene
wah wah vetri sangue sirene
e poi non si muovono più
e ora: SILENZIO
SILENZIO
è finito tutto: SILENZIO
Ma è questa la prova che ti scagiona:
tu avevi orrore del silenzio!
Tu non lo sopportavi!
Ogni volta che tornavi a casa
accendevi subito la radio
tanto per sentire qualcosa e dicevi:
“Perché non parli? Perché non fai un po’ di rumore?
Io non sopporto questo silenzio di tomba!
Questa casa è diventata un cimitero!”
Ecco la prova: tu non sopportavi il silenzio!
TU NON SOPPORTAVI IL SILENZIO!
Dovete credere a ogni parola
Preghiera del condannato nell’oscurità,
ora che Dio non si vede
e il suo respiro è più fioco.
La corda stringe dal collo al piede:
è tempo che termini il gioco.
Gli danno il whisky ch’è come fiele
perché la morte gli sappia di miele
E’ CADUTA TANTA NEVE SULLA CITTA’
Ma senti questa!
La neve? Ma cosa scrivono?
Non ho visto mai cadere neve in città!
Incubi di cenere, chimere,
lampi nelle pupille
voci di profeti e di santoni
la vita è una mongolfiera
in viaggio sui continenti
attraverso cieli e cicloni
che corrono tra nubi e arcobaleni
in rotta attraverso l’atmosfera,
la vita è un enigma di venti!
Li trovano che dormono ad angoli di strada
e vogliono sognare per sempre
con la tua neve nel cuore
Sei tu il Mago della Neve?
Sei tu che fai nevicare eroina
nei loro cuori e li fai fermare
come orologi che temono il l’inverno.
Ricordo quella notte che ho pianto fino all’alba
quando ti portarono in Questura
e quando sei tornato mi hai detto
baciandomi i capelli:
“Sei tu la mia eroina”
Così io ero la tua droga
o la tua donna,
e se ero la tua donna,
e anche se ero la tua droga,
ero io la tua eroina,
e non mi avresti mai ceduta a nessun altro!
Figurarsi se vendermi a qualcuno!
Dovete credere a ogni parola
del condannato nell’oscurità
ora che Dio non si vede
e il suo respiro è più fioco.
La corda stringe dal collo al piede:
è tempo che termini il gioco.
Gli danno il whisky ch’è come fiele
perché la morte gli sappia di miele.
Oh, se qualcuno m’insegnasse a diventare pazza: come addormentarsi ed entrare in sogno senza fine. Quando sei pazza, sei felice perché non sai nulla d’un mondo che non è quello in cui vivi adesso: che importa se le foglie rosse e i tronchi d’albero gialli, i fiori neri e il cielo verde anziché azzurro e la terra acqua e la fumida aria della città un’essenza che discende per te dall’infinito; e i ninnoli da un soldo che hai addosso, preziosissimi gioielli; il tuo vestito d’altro tempo il meraviglioso abito di una Regina e il cappello infeltrito un superbo copricapo, il fermacapelli un diadema e tu la Sovrana del tuo stesso mondo,un delicato sogno senza fine: saresti pazza e ti sarebbe dolce esserlo.
Avere un mondo rifatto come una casa quando sposti i mobili, cambi la carta da parati, le tendine, metti nuovi tappeti e sei pazza e felice d’aver cambiato il colore del cielo, della terra e dell’universo.
Ma io non ho una casa, ne ho due metà da una che fu frantumata da un sisma che non è mai terminato. C’è una crepa qui, nel mio cervello, che si apre sull’abisso, e mi aggrappo a tutto ciò che viene sotto mano per non precipitarvi dentro: alle gambe del tavolo, alle sedie, alle poltrone! Dio mio, se almeno avessi un cielo da colorare in verde, azzurro, nero, marrone, ma non c’è, non c’è un cielo: solo un caleidoscopio di pezzi di vetro che cambiano forma a ogni istante.
Io so, devo sapere, devo diventare pazza straziandomi le carni, devo lacerarmi e sanguinare e gridare che non so e so, che so di non sapere e so di sapere e non poter dormire… Ti odio! Ti odio, mio aguzzino e aspetto solo che finalmente qualcuno ti faccia fuori: ti odio! Voglio che ti uccidano! “Chi ha parlato?” “Non ho parlato io!” “Hai parlato tu! Hai detto: Voglio che ti uccidano!” “Sì, l’ho detto e allora?” “Sei una pazza!” “Si, lo so che sono una pazza e allora?” “Sei la sua donna: hai accettato questo destino.” “No, sono la sua prigioniera!” “Senti, siamo qui, unite per forza, dobbiamo parlarci, siamo tutt’è due prigioniere: non puoi dire che lo vuoi morto!” “Ascoltami, posso dirlo e lo dico: qualcuno prima o poi dovrà portarlo all’inferno!” “Taci, taci, pazza! Non vedi che la follia sta oscurando il cielo come una nube di rondini? Lo vedi? Lo vedi? Lo vedi? Tiscrivo una lettera nell’aldilà
Lo specchio mi costringe a vedere. Inutilmente l’ha infranto. Infranto si ricompone e nella notte in cui nessuno vede, io vedo.
Per non sapere, io devo sapere. Se non sapessi nulla, un qualsiasi gesto o una frase casuale potrebbero tradire la verità. Ma la conosco e so come evitarla: la guardo negli occhi e le sbatto la porta in faccia.
Col tempo mi sono abituata a considerare la verità come una tua amante. Due donne dello stesso uomo possono coesistere e evitarsi solo se sanno tutto l’una dell’altra: non possono sconfiggersi ma devono per forza restare separate e unite. Non aspetterò che il nostro treno si fermi a una stazione per urlare che conosco la verità, né farò gesti da dietro il finestrino per far intendere l’orrore della nostra destinazione. No, sono tua moglie e non mi unirò al coro dei tuoi accusatori, sopporterò il supplizio come una pena da scontare per te: sognare il nostro tango, svegliarmi e trovarmi di fronte questo maledetto specchio.
Invidio chi non ti ha amato,
chi non s’aspetta ad ogni istante
una chiamata dagli abissi,
invidio chi non guarda la finestra
scrutando l’angolo da cui riapparirai
come il sole che sparì senza preavviso
e ora ricompare dall’eclissi
Invidio chi non t’ama ancora
e non tende l’orecchio per udire
l’Eco quando sale dalla grotta
dove verrei come una speleologa
a illuminare i tuoi occhi bui,
accogliendo la tua testa sul mio seno
ed essere per te quella che fui:
la sola Passeggera sul tuo Treno
Fu un esercizio severo
muoversi di atomo in atomo
senza cadere nel vuoto
e io ho camminato
sul tuo cuore
in punta di piedi. Ora ti telefono nel cielo
.
Oggi ho incontrato la verità, non sono riuscita a evitarla. Scendo in strada per andare al Supermercato. Tutti i passanti mi osservano. Ma cos’hanno da guardare, cosa c’è che non va, perché questi occhi fissi? C’è qualcosa di strano nel mio aspetto? No, è tutto in ordine, ma intanto loro continuano a guardarmi con occhi che sembrano bianche palle da biliardo con le pupille sempre più piccole, quasi invisibili. Mi scontro con uno che ha il giornale aperto, gli cade a terra e a metà pagina, sopra una tua foto, c’è un titolo che ti accusa di ogni infamia: io lo getto con un calcio nella pozzanghera vicina, lo faccio a brandelli nell’acqua sporca. Come si possono prestare occhi e orecchie al fango? Io non voglio più vedere, né sentire, né respirare quest’aria né sentirmi il suo sapore di morte in gola!
Manichini, comparse,fantocci
tutti hanno quel maledetto giornale
e la verità si fa beffe di me
Sono sull’ascensore e lei è nella scala
arrivo un istante prima
e le sbatto la porta in faccia
e resta fuori
a guardarmi con gli occhi sbarrati
dal terrore come i miei…
Io non voglio più vedere, né sentire, né odorare né gustare nulla!
Invidio chi può ancora guardar fuori
senza temere il sole
come lama tagliente di rasoio
quando aggredisce l’ombra
a cui sei abituata:
l’ombra di un corridoio
o di una persiana abbassata
Da quando il notiziario
prese a ripetere il tuo nome
non gli prestai più orecchio
né a chi t’accusa d’ogni atrocità:
così all’udire preferii la sordità
Del pari io non gusto il cibo
che a malapena inghiotto:
lo percepisco appena col palato
e ogni cosa ha un sapore salato
Così l’olfatto è per me solo inalare
e con ogni possibile cautela:
esco un istante ed ecco il mare.
Mi aspettavo il Maestrale
e c’è la primavera:
la tradisce lo Scirocco,
anche lei malevola e insincera.
Le mie mani … Mi fido di loro perché percepiscono qualcosa solo se le voglio, solo se le spingo avanti cercando o accarezzando qualcosa… oh, la macchina da cucire… L’accarezzo e so com’è vissuta. Ricordo tutti i vestiti che ho cucito, i centrini, che posso accarezzare anch’essi, rammentando vasi con primavere di fiori… I soprammobili si animano della loro stessa vita finché dura il contatto con la mia mano… Poi li rimetto a posto e tornano al loro riposo…
Toccare, sfiorare, soppesare
regolando esattamente
la pressione delle mani
e sentire minutamente
ogni cosa
anche gli atomi invisibili:
io non vi ho rinunciato
(e poi tenere sempre tutto lucido
lucido
lucido)
Dammi retta , amor mio,
lascia ch’io giochi con te
mentre sei nell’aria
che respiro
movimenti plastici nell’aria
simili a quelli di un ceramista
Ed eccoti qui
rimodellato
dalle mie mani,
partorito
nell’Invisibile
Sì, lo so
ch’io ripeto ogni giorno
le solite cose
ma mentre lucido
il tuo portafoto
fa un bel respiro profondo
e senti ancora
l’odore delle rose,
che ti nasconda l’alito del tempo
che anche oggi ha respirato il mondo.